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Le osservazioni astronomiche a lunghezze d'onda nell'infrarosso
(
) ci permettono di studiare corpi celesti nelle
prime fasi del loro sviluppo (quando, cioè, sono ancora troppo ``freddi''
per emettere energia nel ``visibile'').
Nel cielo, infatti, ci sono corpi che emettono energia in diverse lunghezze
d'onda, possiamo suddividere i possibili spettri in due gruppi: frequenze
nel visibile (corrispondenti a corpi caldi) e frequenze oltre il visibile (che
corrispondono a oggetti più freddi).
Quelle nel primo gruppo (fino a 0.8
) indicano che
la sorgente è visibile nell'ottico: se l'oggetto in
questione è abbastanza grande e vicino sarà possibile vederlo a occhio nudo
in una notte serena, altrimenti sarà necessario l'ausilio di un telescopio ottico
(cioè che opera nel visibile).
Gli oggetti che emettono energia nell'infrarosso, invisibili all'occhio umano,
corrispondono a corpi celesti abbastanza freddi, come stelle ai primi stadi
dello sviluppo; per vederli è necessario l'uso di appositi rivelatori di
segnale nell'infrarosso.
Purtroppo a queste frequenze il segnale dei corpi celesti si somma e confonde
con il flusso del background.
In altre parole è come se l'osservatore si mettesse degli occhiali speciali
sensibili solo a particolari fonti di energia, guardando il cielo in questo modo egli
vede alcune stelle che senza occhiali non vedrebbe e non ne vede altre visibili a
occhio nudo. Ha però un grosso problema: l'intero cielo, visto attraverso queste
lenti speciali, appare come fosse pieno giorno e ci fosse il sole: luminosissimo.
Perciò, anche se gli occhiali gli permettono di vedere stelle particolari, egli non
potrà vedere nulla a meno di escludere in qualche modo la luce accecante del sole.
Per fare questo l'osservatore deve usare una tecnica particolare: osservare il cielo
in un punto dove non ci siano stelle e poi guardare una stella, fotografare queste due
``viste'' e poi sottrarle. In questo modo è come se la prima immagine servisse da filtro
alla seconda e così a tutte le successive ``foto'' di altre stelle.
Questo procedimento, però, funziona sotto forti ipotesi: la luminosità del cielo
è assunta costante nel tempo e nello spazio ed è perciò possibile rilevarla e
``fotografarla'' in un punto del cielo sgombro di stelle e ritrovarla identica nella
``foto'' fatta alle stelle. Purtroppo, come vedremo nei capitoli successivi, queste
ipotesi non sono realistiche e bisognerà perciò raffinare questa tecnica di
osservazione.
Nel nostro caso il tipo di luce non è nello spettro visibile, l'infrarosso è infatti
oltre la frequenza che l'occhio umano riesce a cogliere (da
a
), ma resta
il fatto che il cielo è molto ``luminoso'' visto a tale frequenza e quindi disturba
l'osservazione di oggetti che emettono energia nella lunghezza d'onda dell'infrarosso.
Nel Capitolo 1 saranno introdotti i concetti base utilizzati in tutto il lavoro
successivo. Vedremo cos'è l'infrarosso termico e cosa si intende per background
e noise; capiremo il motivo per cui è importante osservare corpi celesti a
basse frequenze e quali tecniche sono necessarie per ottenere risultati apprezzabili
(tecnica di chopping and nodding).
Descriveremo, infine, tali risultati e i principali problemi affrontati.
Nel Capitolo 2 verrà esposto l'algoritmo che ci permette di ricostruire
le immagini chopped and nodded, ne verrà studiata la struttura e le
proprietà.
Nel Capitolo 3 vedremo in dettaglio il lavoro svolto.
Dopo una descrizione dei dati di input introdurremo le metodologie usate per
comporre una mappa attendibile della nebulosa di Orione a
e il
software MOSAIC adoperato. Inoltre vedremo la tecnica di ricostruzione applicata
al nostro caso. Da ultimo analizzeremo i criteri di composizione dei risultati
parziali fin qui ottenuti.
Nel Capitolo 4 capiremo l'importanza del lavoro svolto,
vedremo i confronti tra i risultati precedenti e quelli da noi ottenuti e
metteremo in evidenza le principali differenze. Esporremo poi alcune
importanti considerazioni sulle metodologie usate e le tecniche adottate,
una sorta di riepilogo di tutta la tesi arricchito con una panoramica
del contesto in cui tale lavoro si inserisce.
Nel Capitolo 5 vedremo quali sono le prospettive per il futuro:
descriveremo le principali novità nel campo dell' infrared imaging.
Infine faremo cenno degli ultimi sviluppi delle tecnologie usate per osservazioni
all'infrarosso da terra e dallo spazio evidenziando come il lavoro svolto sia
in sintonia con le ricerche portate avanti da gruppi europei e statunitensi.
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Anna Custo
2002-02-05