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Il frame ottenuto a seguito del chopping and nodding ha introdotto
le controparti negative del segnale. Di conseguenza ogni sorgente luminosa
osservata con questa tecnica si porterà dietro dei duplicati negativi di
se stessa a distanza (
) e (
).
Questo tipo di artefatto è risolto dall'algoritmo di inversione descritto
nel capitolo 2 ( [5]).
Il set di immagini ha inoltre altri tipi di problemi, la maggior parte dei
quali introdotti dall'elettronica del sistema di acquisizione.
Vediamo i più significativi:
- cosmic ray: la caratteristica di questo problema è un singolo
pixel di intensità luminosa molto alta (in valore assoluto) rispetto ai
pixel circostanti (vedo un punto bianco su fondo scuro o un punto nero
su fondo chiaro).
Posso trovare cosmic rays in qualunque tipo di immagini e a volte
anche dopo
la loro rimozione possono essere re-introdotti dall'applicazione di
alcune operazioni di filtraggio (come l'algoritmo di inversione che vedremo
nel prossimo capitolo).
L'origine di tali artefatti è la presenza nello spazio di sorgenti che
emettono particelle di energia
estremamente elevata. Tali segnali cosmici impressionano il rivelatore
lasciando tracce simili a bruciature dovute al tempo di esposizione relativamente
lungo (0.02 sec. per shot, cioè per singolo frame
acquisito dal telescopio) del CCD (Charge Coupled Device, cioè la
matrice fotosensibile che fa le veci della pellicola di una macchina
fotografica)(fig.1.6).
- bad columns and rows: questo artefatto si presenta come una sorta
di ``pettine'': lungo le colonne (o le righe) dell'immagine ci sono delle
righe scure e leggermente sbiadite che alterano la variazione media
dell'intensità luminosa del frame. Il modo migliore per eliminarle è
di ricorrere a filtri mediani o a medie robuste applicate a tutte le colonne
(o righe) affette dal problema. In seguito vedremo più dettagliatamente
gli algoritmi ideati a tale scopo.
La causa dell'artefatto è il rumore di lettura più alto
in alcuni gruppi di pixel del rivelatore e affligge, quindi, tutte le
immagini che contengano delle sorgenti abbastanza luminose da rendere
visibile la differenza di risposta dei pixel del CCD
(fig.1.6).
- bad deep columns and rows: si parla di ``strisciate'' (altrimenti
dette bad deep columns o bad deep rows a seconda che
riguardino le colonne o le righe
rispettivamente) quando nell'immagine siano visibili delle righe più scure
lungo tutto o parte del frame. Tali strisce hanno una periodicità dovuta
all'elettronica del sistema di acquisizione; si ripresentano, cioè, ogni
righe (o colonne) della stessa immagine, dove
è un numero costante legato
alla struttura del rivelatore (nel nostro caso
).
Questo tipo di artefatto si trova in immagini che contengono oggetti
particolarmente brillanti ed è spesso associato al problema dei
bad channels descritto più avanti.
L'origine delle bad deep columns and rows è da ricercarsi
nell'hardware del rivelatore: come spiegherò meglio più sotto,
infatti, il sovraccarico di fotoni acquisito rende momentaneamente
``ciechi'' alcuni pixel finchè l'effetto non si smorza e si annulla
al proseguire del tempo.
Questo problema differisce dal successivo in quanto si verifica
anche con fonti luminose di minore intensità ed ha un effetto visivo
molto diverso (fig.1.7).
- bad channels: questo tipo di artefatto, che si presenta come
una serie di pixel alternati di luminosità (in modulo) di gran
lunga superiore a quella dei pixel circostanti, è uno dei più
ostici da rimuovere, spesso ci si accontenta di una ``pulizia'' parziale
dell'immagine.
Questi bad pixels affliggono le righe o le colonne dell'immagine
a seconda che si consideri il frame originale così come è stato
salvato all'acquisizione oppure la sua rotazione di
utile ad
allineare tutte le immagini in modo conforme all'orientamento standard.
I bad channels compaiono su tutti i frame che interessano aree con
sorgenti molto luminose (nel nostro caso il problema si verificava solo
con Becklin-Neugebauer (BN): vedremo in seguito a quale stella ci
stiamo riferendo).
La causa di tale artefatto è il sovraccarico del rivelatore:
il fenomeno è lo stesso di quando osserviamo il sole in pieno giorno
ad occhio nudo; dopo pochi secondi la nostra retina rimane impressa
dalla luce solare e impiega alcuni minuti per tornare allo stato normale
e poter nuovamente acquisire immagini non affette da aloni (fase di
scarica). Lo stesso avviene con il sistema di acquisizione del telescopio
a infrarosso: le stelle troppo brillanti sovraccaricano i pixel che restano
come accecati e non riescono a leggere altri dati
se non dopo un certo tempo (proporzionale alla luminosità della stella)
(fig.1.7).
Figure:
Questi due frame mostrano un caso particolare
di cosmic ray: in 1) il disco rosso evidenzia il bad pixel
che impedisce la visualizzazione corretta dell'immagine.
In 2) vediamo come la rimozione tramite apposito filtro di tale pixel
ci permetta di recuperare tutti i dati.
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In figura 1.5 vediamo un caso in cui un singolo pixel affetto dal
problema definito come cosmic ray rende il resto del frame invisibile
(tutto nero) e basta rimuoverlo con un apposito filtro per recuperare
tutte le informazioni sull'immagine.
Le seguenti figure rappresentano un esempio di bad columns e cosmic ray:
in alcuni casi i cosmic ray affliggono in maniera più evidente le immagini
(come abbiamo visto in figura 1.5).
Figure:
Queste tre immagini rappresentano un esempio di
artefatti e della loro rimozione: In 1) possiamo notare le bad columns messe in evidenza dai riquadri bianchi
e comunque presenti sull'intera porzione superiore del frame.
In 2) vediamo un caso di cosmic ray, cioè il punto bianco racchiuso nel
cerchio bianco. In questo frame sono già state eliminate le bad columns.
In 3) abbiamo un primo esempio di come si può migliorare la cosmesi di un'immagine
senza alterare i dati.
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Le seguenti immagini mostrano un esempio di due diversi tipi di problema
da cui possono essere affette le immagini che rappresentano oggetti
particolarmente brillanti.
Come vedremo in seguito questi artefatti sono particolarmente
difficili da eliminare anche perché lasciano spesso dei residui nella colonna
centrale dell'immagine, una sorta di ``colonna vertebrale'' composta da gruppi
di bad pixel, di pixel, cioè, di intensità molto al di sopra
della media.
Figure:
In questo gruppo di figure osserviamo una sequenza
di immagini che interessano la stessa area (BN) dove è possibile notare
l'effetto dei bad channels e delle bad deep rows.In (1) possiamo notare i bad channels: cioè le righe composte di quadretti
neri alternati.
In (2) vediamo le bad deep rows, ovvero le righe più chiare subito
sotto il bad channel.
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Vedremo poi in dettaglio le tecniche adottate per risolvere questi problemi
in §3.2.
Nel corso dell'elaborazione dei dati acquisiti, inoltre, si sono incontrati altri
problemi risolti a seconda del tipo di immagine trattato,
vedremo i dettagli in seguito.
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Anna Custo
2002-02-05