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Per semplicità si pone
nell'equazione (2.5).
Se si calcola la trasformata di Fourier di ambo i membri, si ottiene:
 |
(2.6) |
dove
sono le frequenze associate alle variabili spaziali
.
Come già osservò Beckers [1], l'equazione (2.6) evidenzia
che l'immagine chopped and nodded, così come l'immagine
chopped, non contiene informazioni sulla
trasformata di Fourier
alle frequenze
(con
),
anche se
è diversa da zero in tali frequenze
a causa del noise che contamina la
.
Per questo motivo la ricostruzione di
non
può essere ottenuta dividendo l'equazione (2.6) per il fattore
;
in effetti calcolare l'immagine
, partendo dall'acquisizione
risulta un problema ``mal posto''.
Per ovviare a questo inconveniente si possono utilizzare metodi di
regolarizzazione [2].
In generale questi non possono far ricorso a metodi di Fourier,
poiché
e
sono definite su domini diversi.
Infatti, se la regione da prendere in considerazione corrisponde all'intervallo
nella variabile
,
è ivi definita (per
fissato) ma, come
si può dedurre dall'equazione (2.5), essa riceve contributi dai valori
di
nell'intervallo
, che è molto più ampio di
. Un metodo che ricostruisca
in questo intervallo porterà un
aumento del range.
Di questo fatto si deve tenere conto quando si discretizza il problema.
Assumiamo che il piano del detector sia suddiviso in
pixels ciascuno con dimensione
, etichettati con indice
, corrispondente alla colonna (variabile
) e con indice
corrispondente
alla riga (variabile
) dell'array.
Inoltre supponiamo che la direzione del movimento di chopping sia parallela alle
colonne e che l'ampiezza di chopping
sia un multiplo della distanza
di campionamento
(
). Spesso consideriamo la maggior parte
delle immagini delle
con
tipicamente (ma non necessariamente) fra
30 e 50.
Se
e
sono rispettivamente i campioni di
e
,
per ogni indice
, i valori
(con
) formano un vettore di
lunghezza
che denoteremo con
. Esso riceve contributi dagli
valori di
(
) il quale forma un vettore
di
lunghezza
.
Le componenti di
con
corrispondono ai punti di
campionamento nella regione di interesse, che chiameremo
regione d'osservazione.
Con le notazioni sopra citate, l'equazione (2.5) viene modificata, in
termini discreti, nella relazione:
 |
(2.7) |
Introduciamo ora la matrice di imaging
definita come:
![\begin{displaymath}[A]_{m,n}=-\delta_{m,n}+2\delta_{m+K,n}-\delta_{m+2K,n} \,\,
\end{displaymath}](img93.png) |
(2.8) |
dove
e
ed inoltre vale:
 |
(2.9) |
In notazione matriciale l'equazione (2.7) diventa:
![\begin{displaymath}
\mathbf{g}_{j}=[A]\mathbf{f}_{j}. \,\,
\end{displaymath}](img97.png) |
(2.10) |
è una matrice rettangolare con
righe e
colonne. Ne segue
che il sistema lineare dell'equazione (2.10) è sottodeterminato e,
per ogni
, ci sono almeno
soluzioni linearmente
indipendenti.
Dato che la matrice di imaging non dipende dall'indice
,
il problema di ricostruzione di immagini si riduce al problema di risolvere
l'equazione (2.10) per ogni colonna dell'immagine.
Poiché la matrice
risulta mal condizionata, la soluzione è
numericamente instabile e di ciò occorrerà tenere conto.
Utilizzando il modello descritto dall'equazione (2.10), però, si
commettono diversi tipi di errori:
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Anna Custo
2002-02-05